Quando Giovanni Augusto Pettinà mi ha chiesto di fare una presentazione alle sue opere, mi sono subito preoccupata di precisare che non mi ritengo un “critico d’arte”, ma che interpreto l’arte con gli occhi di un poeta. Bene mi rispose lui, allora inizia con una tua poesia…
Ho scelto tra più di quattrocento, questa, perché esprime il concetto dell’andare oltre…

 

Sconfinato
nei silenzi
lo sguardo
sfida
cinque quarti
d’ universo
e lascia
ad altri
la sua orma
per goderne
gli infiniti
infranti.

02.04.2006
da: minuscole MAIUSCOLE di Maura Fontana

 

Di fronte alle opere di Pettinà ho provato esattamente questo: l’andare al di là. “Cinque quarti d’universo” è una misura che non esiste, va oltre l’intero ed esprime la consapevolezza che “gli infiniti infranti” non sono altro che il viaggio intimo ed essenziale che ogni individuo dovrebbe compiere dentro se stesso.

L’arte di Pettinà è fondamentalmente figurativa poiché il soggetto principale è l’uomo, con i suoi caratteri psicologici e drammatici, percepibili nei tratti dignitosi di volti appena tracciati e nelle movenze dei corpi che esprimono nella loro essenzialità, una nudità introspettiva. Senza riferimenti sociali e culturali, storici e religiosi, nascono le attuali figure umane, dignitose e pacate che si stagliano in un’atmosfera senza tempo. Lo spazio è solo apparentemente immobile e cristallizzato, con un’incisiva presenza dell’elemento metafisico: la figura umana.

La drammaticità presente nelle sue opere pittoriche e materiche, rende omaggio a quelle zone oscure e recondite di un’arte definita negazione dell’arte stessa. Il conflitto tra involucro e contenuto, tra estetica ed interiorità, tra ragione ed istinto, trova nelle opere di Pettinà la sua esplicazione e la sua risoluzione, protendendo verso un equilibrio che confluisce in un’armonia di forme e colori. Quando ci troviamo di fronte un’opera d’arte lo avvertiamo subito: è un’attrazione magica, una misteriosa forza che ci affascina, ci avvolge, infondendoci sentimenti d’estasi, suggestioni sublimanti ed evocative.

Tutta la ricerca artistica di Pettinà, eleva nello spazio le tensioni immanenti di figure umane tese ad un dialogo interiore con la propria essenza, o con le vibrazioni di un io che diviene composta dignità estetica di intime conoscenze. Le sue figure umane comunicano che mai l’uomo si è sentito così vicino fisicamente agli altri e così distaccato, così solo, anonimo. O per lo meno l’uomo mai come nella nostra epoca ha preso coscienza della propria solitudine come incapacità di comunicare con gli altri. Lavoriamo insieme, viviamo insieme, viaggiamo insieme, preghiamo e pecchiamo insieme, ma non “si è” insieme.

Hermann Hesse ha scritto: “La solitudine è indipendenza: l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.”

Dentro queste opere cogliamo forme sensibili e significative, figure a molteplice senso, tanto da farle diventare simboli. Ciò che il simbolo rappresenta è infinito, inesprimibile, seppur comprensibile per evidenza. Nel simbolo ha luogo la coincidenza di sensibile e non sensibile, l'inseparabilità di intuizione visibile e significato invisibile.

Sia negli olii che nelle terrecotte di questo artista, giunge a compimento la conversione del concetto di simbolo, in principio estetico universale, attraverso l'istituzione di un nuovo rapporto privilegiato tra forma e contenuto. Una terra popolata da figure umane, umili, travagliate ma dignitose, non è altro che un viaggio intimo e personale.

Di fronte a queste opere essenziali e ripulite da inutili estetiche non si può che riflettere. In queste riflessioni, vi è un punto in comune che evidenzia attraverso la forma ed il colore, le modalità attraverso le quali Pettinà fa si che ogni forma essenziale, sensibilizza l’aspetto interiore e quindi apre al soggetto interlocutore, ovvero a chi osserva l’opera, la libera e personale interpretazione.

Il pensiero che nasce inevitabilmente di fronte a queste forme e colori, agisce nella nostra mente come stimolo diventando mezzo di intercessione all’immaginario. Il pensiero quindi attraverso il passaggio visivo, non vede confini, anche se le forme delineano precisi confini e limiti. Quindi l’importanza che assume “il pensiero immaginario” nei confronti di un limite oggettivo che il soggetto esprime, diventa essenziale per creare una realtà composita. Tutto ciò può assumere forza mediante una costruzione precisa dell’oggetto, con caratteristiche che sollecitano ed influenzano l’apparenza.

La grande capacità di Pettinà è proporre l’immaginario attraverso una costruzione visiva che permetta di realizzare la propria interiorità, senza creare interferenze con l’estetica.

Maura Fontana - 22.04.2011

 

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